Gli esseri umani eccellono nel procrastinare. Quando soluzioni a problemi importanti richiedono azioni identificabili ed implementabili con un po’ di disciplina nel tempo, ci fermiamo e lasciamo che l'inerzia prenda il sopravvento. Mi vengono in mente tre casi.
Le pensioni pubbliche. Sappiamo da tempo che la maggior parte dei regimi pensionistici pubblici non è sostenibile nel lungo periodo. I molti fattori che contribuiscono a questa situazione sono stati studiati e riconosciuti per buona parte dell'ultimo mezzo secolo. Le soluzioni, anche se non gradite a tutti, sono state individuate e discusse (aumento dei contributi, innalzamento dell'età pensionabile, adeguamento delle prestazioni e tassazione delle stesse). Non si tratta di qualcosa di molto complicato; se si escludono le considerazioni sociali e politiche (importanti, ma non decisive), si tratta di semplice matematica: ciò che entra e ciò che esce e cosa si fa con i soldi nel frattempo.
Cambiamento climatico. Conosciamo l'"effetto serra" dalla metà/fine del XVIII secolo e abbiamo calcolato con precisione l'impatto dell'anidride carbonica generata dall'uomo fin dai primi anni del XX secolo. Come è possibile che ci sia ancora un dibattito sul riscaldamento globale e sulle sue cause? Risolvere la situazione è molto più complicato, soprattutto per le dimensioni degli interessi economici costruiti su pratiche non sostenibili. Ma le azioni e le soluzioni esistono e, anche se non sono facili (fermare la produzione di gas nocivi renderebbe disoccupati centinaia di milioni di persone), sono a portata di mano e possono essere portate avanti.
Gestione attiva. Da almeno 30 anni sappiamo che la gestione attiva, ovvero il tentativo di battere un indice di mercato, è un esercizio inutile. Questo non significa che non esistano talenti eccezionali che battono il mercato, ma sono, appunto, eccezionali - molto difficili da trovare e probabilmente non interessati al vostro denaro. Nonostante tutto ciò, si continua a dar ascolto a banche, consulenti, guru, family office (qualunque cosa questi siano) e vari altri ciarlatani che propongono costose strategie finanziarie che col tempo deludono.
Come disse Jean Monnet, "le persone accettano un cambiamento solo quando si trovano di fronte ad una necessità, e riconoscono questa necessità solo quando si trovano di fronte a una crisi". È forse più facile capire cosa significhi la parola "crisi" nei primi due casi; per il terzo sembra che nulla sarà sufficiente.
[Fonti: The New Yorker]
Le pensioni pubbliche. Sappiamo da tempo che la maggior parte dei regimi pensionistici pubblici non è sostenibile nel lungo periodo. I molti fattori che contribuiscono a questa situazione sono stati studiati e riconosciuti per buona parte dell'ultimo mezzo secolo. Le soluzioni, anche se non gradite a tutti, sono state individuate e discusse (aumento dei contributi, innalzamento dell'età pensionabile, adeguamento delle prestazioni e tassazione delle stesse). Non si tratta di qualcosa di molto complicato; se si escludono le considerazioni sociali e politiche (importanti, ma non decisive), si tratta di semplice matematica: ciò che entra e ciò che esce e cosa si fa con i soldi nel frattempo.
Cambiamento climatico. Conosciamo l'"effetto serra" dalla metà/fine del XVIII secolo e abbiamo calcolato con precisione l'impatto dell'anidride carbonica generata dall'uomo fin dai primi anni del XX secolo. Come è possibile che ci sia ancora un dibattito sul riscaldamento globale e sulle sue cause? Risolvere la situazione è molto più complicato, soprattutto per le dimensioni degli interessi economici costruiti su pratiche non sostenibili. Ma le azioni e le soluzioni esistono e, anche se non sono facili (fermare la produzione di gas nocivi renderebbe disoccupati centinaia di milioni di persone), sono a portata di mano e possono essere portate avanti.
Gestione attiva. Da almeno 30 anni sappiamo che la gestione attiva, ovvero il tentativo di battere un indice di mercato, è un esercizio inutile. Questo non significa che non esistano talenti eccezionali che battono il mercato, ma sono, appunto, eccezionali - molto difficili da trovare e probabilmente non interessati al vostro denaro. Nonostante tutto ciò, si continua a dar ascolto a banche, consulenti, guru, family office (qualunque cosa questi siano) e vari altri ciarlatani che propongono costose strategie finanziarie che col tempo deludono.
Come disse Jean Monnet, "le persone accettano un cambiamento solo quando si trovano di fronte ad una necessità, e riconoscono questa necessità solo quando si trovano di fronte a una crisi". È forse più facile capire cosa significhi la parola "crisi" nei primi due casi; per il terzo sembra che nulla sarà sufficiente.
[Fonti: The New Yorker]