Nebulous thoughts, I know; but I have to get them off my chest.
There are two things I cannot reconcile in the context of today's benign and relaxed markets: their singularly focussed obsession with the imminent direction of monetary policies around the globe, and their lack of concern for important changes in the world's order and functioning.
It's true that the cost of money should have an impact on the pricing of assets: all else being equal, future cash flows discounted at lower rates result in higher present values. But things are never in an all-else-being-equal state, because events and expectations are always linked in feedback loops the direction and strength of which are impossible to gauge. Focusing on a single element of the present value equation (the discount rate) is superficial, especially when the factors potentially impacting future flows are new and different in complexity.
The difference in complexity is at least in part linked to the re-ordering of priorities, politics and game-changing power plays we are witnessing. What is happening in trade, global alliances, domestic politics within countries/regions, re-evaluation of democratic institutions and on the ground in Ukraine and Gaza (which the Russian-Iranian cooperation have linked) is very unsettling. I personally find it very difficult to shake off the gloom when I think of the future. But I appear to be alone, or certainly in the minority.
There is always a question, when thinking about markets and news, of what is important/relevant news and what is just noise. Most of the times the latter prevails, but not now. We are in the midst of a big re-ordering of priorities (and who controls them) which are going to be with us for many years to come. Interest rate concerns look to me like the classic tempest in the teapot in this context.
[Cover: Axios]
Pensieri poco chiari, lo so. Ma ho bisogno di metterli giù per levarmeli dalla testa - almeno temporaneamente.
Ci sono due cose che non riesco a riconciliare con il comportamento dei mercati, che rimangono sempre positivi e rilassati: la loro singolare ossessione per l'imminente direzione delle politiche monetarie in tutto il mondo e la loro mancanza di preoccupazione per importanti cambiamenti nell'ordine dei poteri e nel funzionamento del mondo.
È vero che il costo del denaro dovrebbe avere un impatto sul prezzo delle attività economiche: a parità di condizioni, i flussi di cassa futuri scontati a tassi più bassi si traducono in valori attuali più elevati. Ma le cose non sono mai in uno stato di 'parità di condizioni', perché eventi e aspettative sono collegati e si rinforzano a vicenda in direzioni impossibili da prevedere. Concentrarsi su un singolo elemento dell'equazione del valore attuale (il tasso d'interesse) è superficiale, soprattutto quando i fattori che potenzialmente influiscono sui flussi futuri sono nuovi e di diversa complessità.
Questa complessità è almeno in parte legata alla riorganizzazione delle priorità, delle politiche e dei giochi di potere che stiamo osservando. Ciò che sta accadendo nel commercio, nelle alleanze globali, nella politica interna di paesi/regioni, nella rivalutazione delle istituzioni democratiche e sul terreno in Ucraina e a Gaza (che la cooperazione russo-iraniana ha collegato) è molto inquietante. Pensando al futuro, trovo difficile scrollarmi di dosso un certo pessimismo. Ma sembra che io sia solo, o certamente in minoranza.
Quando si pensa ai mercati e alle notizie quotidiane, ci si chiede sempre cosa sia importante/rilevante e cosa invece sia solo 'rumore' di fondo. Il più delle volte prevalgono i rumori di fondo, ma non ora. Siamo nel bel mezzo di un grande riordino delle priorità (e di chi le controlla) che ci accompagnerà per molti anni a venire. In questo contesto, le preoccupazioni sui tassi di interesse mi sembrano, per usare una espressione anglosassone, la classica tempesta nella teiera.
[Copertina: Axios].
There are two things I cannot reconcile in the context of today's benign and relaxed markets: their singularly focussed obsession with the imminent direction of monetary policies around the globe, and their lack of concern for important changes in the world's order and functioning.
It's true that the cost of money should have an impact on the pricing of assets: all else being equal, future cash flows discounted at lower rates result in higher present values. But things are never in an all-else-being-equal state, because events and expectations are always linked in feedback loops the direction and strength of which are impossible to gauge. Focusing on a single element of the present value equation (the discount rate) is superficial, especially when the factors potentially impacting future flows are new and different in complexity.
The difference in complexity is at least in part linked to the re-ordering of priorities, politics and game-changing power plays we are witnessing. What is happening in trade, global alliances, domestic politics within countries/regions, re-evaluation of democratic institutions and on the ground in Ukraine and Gaza (which the Russian-Iranian cooperation have linked) is very unsettling. I personally find it very difficult to shake off the gloom when I think of the future. But I appear to be alone, or certainly in the minority.
There is always a question, when thinking about markets and news, of what is important/relevant news and what is just noise. Most of the times the latter prevails, but not now. We are in the midst of a big re-ordering of priorities (and who controls them) which are going to be with us for many years to come. Interest rate concerns look to me like the classic tempest in the teapot in this context.
[Cover: Axios]
Pensieri poco chiari, lo so. Ma ho bisogno di metterli giù per levarmeli dalla testa - almeno temporaneamente.
Ci sono due cose che non riesco a riconciliare con il comportamento dei mercati, che rimangono sempre positivi e rilassati: la loro singolare ossessione per l'imminente direzione delle politiche monetarie in tutto il mondo e la loro mancanza di preoccupazione per importanti cambiamenti nell'ordine dei poteri e nel funzionamento del mondo.
È vero che il costo del denaro dovrebbe avere un impatto sul prezzo delle attività economiche: a parità di condizioni, i flussi di cassa futuri scontati a tassi più bassi si traducono in valori attuali più elevati. Ma le cose non sono mai in uno stato di 'parità di condizioni', perché eventi e aspettative sono collegati e si rinforzano a vicenda in direzioni impossibili da prevedere. Concentrarsi su un singolo elemento dell'equazione del valore attuale (il tasso d'interesse) è superficiale, soprattutto quando i fattori che potenzialmente influiscono sui flussi futuri sono nuovi e di diversa complessità.
Questa complessità è almeno in parte legata alla riorganizzazione delle priorità, delle politiche e dei giochi di potere che stiamo osservando. Ciò che sta accadendo nel commercio, nelle alleanze globali, nella politica interna di paesi/regioni, nella rivalutazione delle istituzioni democratiche e sul terreno in Ucraina e a Gaza (che la cooperazione russo-iraniana ha collegato) è molto inquietante. Pensando al futuro, trovo difficile scrollarmi di dosso un certo pessimismo. Ma sembra che io sia solo, o certamente in minoranza.
Quando si pensa ai mercati e alle notizie quotidiane, ci si chiede sempre cosa sia importante/rilevante e cosa invece sia solo 'rumore' di fondo. Il più delle volte prevalgono i rumori di fondo, ma non ora. Siamo nel bel mezzo di un grande riordino delle priorità (e di chi le controlla) che ci accompagnerà per molti anni a venire. In questo contesto, le preoccupazioni sui tassi di interesse mi sembrano, per usare una espressione anglosassone, la classica tempesta nella teiera.
[Copertina: Axios].