Una nota da un sito dedicato agli ETF di qualche giorno fa apriva con questa frase:
Che dire dell’economia globale e delle condizioni geopolitiche nel mondo quando i consulenti finanziari riempiono i portafogli dei loro clienti con crescenti allocazioni in oro?
La domanda è formulata male: l’aumento dell’allocazione in oro nei portafogli dei clienti dice molto poco sull’economia globale e le condizioni geopolitiche, ma dice molto sui consulenti finanziari. La citazione mi ha ricordato di un consulente con cui ebbi un colloquio anni fa (ero in cerca di lavoro) il quale mi chiese cosa pensavo della posizione in oro del 25% nei portafogli dei suoi clienti. La mia risposta non piacque all'ascoltatore; fortunatamente, non si fece più sentire.
Per me l'oro o qualsiasi altra partecipazione in attività non produttive non sono veri investimenti. Il prezzo dell’oro a volte sale e a volte scende, ma questo è tutto e questa caratteristica – salire e scendere di prezzo, con un rendimento atteso intrinseco inferiore allo zero perché mantenerlo costa denaro – non lo rende un investimento. Ciò vale anche per le materie prime, le opere d'arte, le auto d'epoca, gli oggetti da collezione, gli orologi e molte altre cose alla moda. Qualcosa che costa denaro per tenerla, non dà una partecipazione in attività produttive e fa soldi solo quando qualcuno paga un prezzo più alto di quello che hai pagato tu si chiama una scommessa.
Molti degli attributi economici comunemente associati all’oro (come la protezione contro l’inflazione, la svalutazione monetaria, i momenti d’instabilità o d’incertezza politica) non sono validi coerentemente nel tempo. Prendiamo la protezione dall’inflazione; per gli investitori in dollari, Goldman Sachs ha creato un grafico che mostra che l’oro protegge meno dall’inflazione che non i titoli del Tesoro americano a medio e lungo termine per qualsiasi periodo temporale fino a 20 anni. Anche l’idea secondo cui la sua mancanza di correlazione con altri veicoli finanziari rende utile mettere l’oro in un portafoglio (un argomento che si applica a molte delle altre partecipazioni non produttive menzionate prima) è dubbia: diversificare ha senso quando si utilizzano attività con rendimenti intrinsecamente positivi, non detenendo attività che costano denaro.
Ma allora perché a così tante persone piace ancora l’oro e lo usano nei portafogli d’investimento? Onestamente, non ne ho la più pallida idea. Se volete saperne di più sui motivi per cui gli esseri umani sono attratti dal o usano il metallo prezioso, leggete questo vecchio memorandum di Howard Marks, "All That Glitters". (Solo in inglese.)
[Fonti: Investopedia]
Che dire dell’economia globale e delle condizioni geopolitiche nel mondo quando i consulenti finanziari riempiono i portafogli dei loro clienti con crescenti allocazioni in oro?
La domanda è formulata male: l’aumento dell’allocazione in oro nei portafogli dei clienti dice molto poco sull’economia globale e le condizioni geopolitiche, ma dice molto sui consulenti finanziari. La citazione mi ha ricordato di un consulente con cui ebbi un colloquio anni fa (ero in cerca di lavoro) il quale mi chiese cosa pensavo della posizione in oro del 25% nei portafogli dei suoi clienti. La mia risposta non piacque all'ascoltatore; fortunatamente, non si fece più sentire.
Per me l'oro o qualsiasi altra partecipazione in attività non produttive non sono veri investimenti. Il prezzo dell’oro a volte sale e a volte scende, ma questo è tutto e questa caratteristica – salire e scendere di prezzo, con un rendimento atteso intrinseco inferiore allo zero perché mantenerlo costa denaro – non lo rende un investimento. Ciò vale anche per le materie prime, le opere d'arte, le auto d'epoca, gli oggetti da collezione, gli orologi e molte altre cose alla moda. Qualcosa che costa denaro per tenerla, non dà una partecipazione in attività produttive e fa soldi solo quando qualcuno paga un prezzo più alto di quello che hai pagato tu si chiama una scommessa.
Molti degli attributi economici comunemente associati all’oro (come la protezione contro l’inflazione, la svalutazione monetaria, i momenti d’instabilità o d’incertezza politica) non sono validi coerentemente nel tempo. Prendiamo la protezione dall’inflazione; per gli investitori in dollari, Goldman Sachs ha creato un grafico che mostra che l’oro protegge meno dall’inflazione che non i titoli del Tesoro americano a medio e lungo termine per qualsiasi periodo temporale fino a 20 anni. Anche l’idea secondo cui la sua mancanza di correlazione con altri veicoli finanziari rende utile mettere l’oro in un portafoglio (un argomento che si applica a molte delle altre partecipazioni non produttive menzionate prima) è dubbia: diversificare ha senso quando si utilizzano attività con rendimenti intrinsecamente positivi, non detenendo attività che costano denaro.
Ma allora perché a così tante persone piace ancora l’oro e lo usano nei portafogli d’investimento? Onestamente, non ne ho la più pallida idea. Se volete saperne di più sui motivi per cui gli esseri umani sono attratti dal o usano il metallo prezioso, leggete questo vecchio memorandum di Howard Marks, "All That Glitters". (Solo in inglese.)
[Fonti: Investopedia]